Il Ducato degli Acquaviva

Il Ducato degli Acquaviva

La Città di Atri, nel 1395, fu venduta per 35.000 ducati al Conte di S. Flaviano Antonio Acquaviva, con il quale iniziò il ducato di questa famiglia che si distinse in Italia nel periodo del Rinascimento e che durerà fino al 1760, anno in cui la città tornò sotto il dominio diretto del Regno di Napoli.
La famiglia Acquaviva, imparentata con gli Aragonesi, ebbe diciannove duchi. Andrea Matteo Acquaviva nel 1507 si insediò sul trono ducale. Buon umanista e ricco mecenate si circondò di artisti e letterati come il Pontano ed il Sannazzaro, fondò una tipografia privata ai primordi dell’arte della stampa. In quel periodo tradusse i Morali di Plutarco; il Cantalicio cantò la sua ricca Biblioteca i cui stupendi codici miniati a lui dedicati si conservano oggi nella Hofbibliothek di Vienna. Nel 1521 cinse d’assedio Teramo che aveva acquistato dal demanio, ma essa gli resistette; la questione fu risolta nel 1530 da Carlo V che restituì a Teramo la libertà.
Un altro celebre Acquaviva fu il Cardinale Giulio il quale ebbe come “camarero” Michele Cervantes, l’autore del Don Chisciotte. La Compagnia di Gesù ebbe un rilancio mondiale a seguito dell’opera di Claudio Acquaviva (1543-1615) il quale ricoprì la carica di Generale dei Gesuiti per ben trentacinque anni dal 1576 alla morte. Suo nipote Beato Rodolfo, anch’egli Gesuita, figlio del Duca Gian Gerolamo I e fratello del Cardinale Giulio e di Ottavio Acquaviva distintosi nella battaglia di Lepanto al seguito delle armate veneziane, morì martire nel 1583 in India.
Appartenne a questa illustre famiglia anche il Cardinale Troiano, cui Giambattista Vico dedicò La Scienza nuova nell’edizione del 1744. Gli Acquaviva si estinsero con la morte nel 1757 della duchessa Isabella; Atri tornò sotto il dominio diretto del Regno di Napoli, seguendone le sorti fino al momento in cui entrò a fare parte del Regno d’Italia.

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2019-04-11T07:09:25+00:00
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